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 Brachetti il trasformista
Dimensioni Nuove   Martedì, 01 Maggio 2001 00:00
 
«Le persone diventano brave quando portano in scena le loro sfighe. Il mago Houdini soffriva di claustrofobia. Tu sei piccolo e grasso? Mettilo in risalto! Io invece ero in seminario, ma non me la sentivo di fare il prete, avevo problemi di insicurezza e d'identità. Oggi dopo due ore sulla scena sento di aver vissuto il mio psicodramma». Tuta grigia, testa rasata con un unico ciuffetto nero diritto sopra la fronte, il trasformista Arturo Brachetti era da solo, sul palco dell'Associazione Mago Sales, a Torino. Ma ha tenuto la scena per due ore filate, raccontando la sua vita con la verve di un folletto. Brachetti porta i suoi spettacoli in giro per il mondo, scivola dentro e fuori a ripetizione dai panni dei personaggi più strani, uomini e donne. E l'unico italiano con Vittorio Gassman ad aver vinto il premio Molière per il teatro. E ti spiega con passione che l'illusionismo è ancora grande quando sa raccontare storie: «Vedi un prestigiatore che durante uno spettacolo tira fuori da un cilindro 13 colombe, poi arrivano le ballerine e ti dimentichi tutto. Ma vuoi mettere un prigioniero in una cella che prima mette le mani fuori dalle sbarre, poi modella una colomba di carta, che poi diventa vera e se ne vola via... Così puoi far piangere una platea!». Illusionista trasformista: professione o vocazione?

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