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 Benvenuti all'università della magia
Chi   Mercoledì, 28 Maggio 2008 00:00
 
La festa per la posa della. prima pietra della mia Università del sorriso, una vera e propria scuola di magia che formerà nuovi maghi, è stata un po' movimentata», dice ridendo don Silvio Mantelli, il famoso Mago Sales. «Io e Marco Berry ci siamo lanciati con il " paracadute da tremila metri di quota. Doveva essere un'entrata in scena strabiliante. Ma, poco prima dell'atterraggio, un forte vento ha catturato i paracadute. Berry è finito contro ,un auto nel parcheggio e io sono caduto sull'asfalto, rompendomi una gamba. Sono stato portato di corsa all'ospedale e sono stato operato a causa di una lesione all'arteria tibiale. Ora però sto bene. Devo riposare, ma tra una quindicina di giorni sarò di nuovo al lavoro. L'incidente non ha certo fermato la mia attività». L'Università del sorriso del Mago Sales sorgerà a Cherasco in provincia di Cuneo, nel cortile di un ex asilo che il Comune ha donato alla Fondazione Mago Sales. «La scuola si inserisce in un progetto che ' si chiamerà "Smilab", il Laboratorio dei sorriso», dice ancora don Silvio. «Il nome me lo hanno suggerito i bambini. Loro sono spontanei e sorridono. Ma quando diventano adulti, ecco che si fanno seri, perdendo la ricchezza che possedevano prima. Invece dovremmo ricordarci sempre che viviamo una volta sola e che abbiamo la grande capacità di giocare un po' con l'esistenza, che è un dono dato con gioia. Questa è la filosofia che si cercherà di insegnare nella scuola. I nuovi maghi che ne usciranno porteranno per il inondo la mia eredità, cioè il desiderio di far sorridere i bambini di tutti i Paesi. E anche l'eredità di altri maghi, che, oltre a essere bravissimi, sentono il desiderio di diffondere gioia e serenità, soprattutto tra i bambini meno fortunati. Come, per esempio, Arturo Brachetti, che è oggi il più celebre di tutti i trasformisti, ma che è anche un uomo dal cuore d'oro. Arturo, da ragazzo, è stato mio allievo e sono felice di averlo ora come collaboratore in questa avventura». Don Silvio Mantelli, sacerdote salesiano, da trent'anni gira il mondo con il nome di Mago Sales, facendo spettacoli di illusionismo con un solo obiettivo: far sorridere i bambini poveri. E lo fa ad altissimo livello. La sua bravura nell'arte della magia è riconosciuta ovunque e il The Magic Circle di Londra, la più importante organizzazione mondiale di illusionisti, gli ha conferito la tessera d'argento, una specie di laurea in magia riservata a pochissimi artisti. Don Silvio ha portato la magia e il sorriso in mezzo alla guerra, nei campi profughi, nei lebbrosari, tra le baraccopoli. A Torino ha fondato un'associazione, che si chiama Fondazione Mago Sales, con la quale gestisce le sue innumerevoli iniziative benefiche nei Paesi poveri. «La Fondazione si occupa dei progetti (di solidarietà per l'infanzia. Invece il Laboratorio del sorriso dovrà conservare tutto quello che ho raccolto nella mia vita di prestigiatore al servizio dei bambini. Oggetti ed esperienza. Ci sarà, infatti. un musco magico con pezzi originali, dall'800 a oggi, appartenuti a celebri maghi e illusionisti del passato. Ci sarà una biblioteca con oltre 18 mila volumi sulla magia, che sarà tra le più grandi del mondo. E poi la scuola di magia di cui abbiamo detto. Siamo già al lavoro e contiamo di finire entro un anno». Domanda. E un progetto bellissimo. Sembra una specie di eredità artistica e culturale. Risposta. «E esattamente così. Una volta succedeva che i maghi, dopo una vita passata a esercitare le loro doti, consultassero le stelle e decretassero giunto il momento (di tramandare la sapienza acquisita. L'anno prossimo io compirò 65 anni e in genere, a quest'età, si va in pensione. Ma tutto quello che ho visto, tutte le esperienze vissute in giro per il inondo nei miei trent'anni di attività missionaria e "magica" non andranno perdute. Il Laboratorio del sorriso racconterà e trasmetterà una doppia eredità: quella artistica di illusionista, ma soprattutto quella umanitaria. Insegneremo ai ragazzi l'arte difficile e pura dell'illusionismo. capace di trasmettere divertimento e allegria. E nello stesso tempo creeremo anche un luogo di incontro per artisti, operatori nel sociale ed educatori». Ad aiutare don Silvio in questo progetto ci sarà Arturo Brachetti, che è considerato il più grande e il più famoso trasformista del mondo. Brachetti è stato chiamato allo scorso Festival di Sanremo nelle vesti di consulente artistico. «Ma ricordatevi che ho cominciato come aiutante di don Silvio, quando facevo il seminarista», spiega abbracciando il suo maestro. «Mettevo in ordine i suoi trucchi e lo assistevo sul palcoscenico. Ricordo che in scena, durante gli spettacoli, mi faceva sparire e mi tagliava la testa». D. Brachetti, lei che ruolo ha nel Laboratorio del sorriso di don Silvio? R. «Sono una specie di supervisore, architetto e progettista. Questa è una casa del 700, diventata poi asilo, e adesso si tratta di trasformarla in una corte magica. Ci saranno alberi che spuntano dalle pareti e prospettive assurde, effetti ottici e trabocchetti. Il tutto darà l'idea di un luogo dove può accadere qualsiasi cosa. Completeranno il quadro un teatino per gli spettacoli, il museo, la biblioteca. Sarà come entrare in un libro di fiabe». D. Come è stato il suo primo incontro con don Silvio? R. «Avevo 14 anni ed ero in seminario dai salesiani. Don Silvio insegnava in quella scuola. Allora ero un ragazzino terribilmente timido, introverso. Dentro di me avevo un mondo molto ricco, ma era soffocato dalla difficoltà di relazionarmi con gli altri. Soffrivo molto. Mi sembrava che i miei compagni fossero tutti più bravi di me: erano atleti, giocavano bene a pallone, erano spigliati. lo, invece, mi chiudevo a riccio. Poi ho conosciuto don Silvio, che organizzava spettacoli di magia. E mi sono innamorato (del teatro. E stata una vera e propria rivelazione. Ho iniziato facendogli da assistente. fila seguitavo a rimanere un po' in disparte. Nel retro del teatro c'erano però grandi armadi pieni di costumi, che io saccheggiavo. E. travestendomi. di colpo cambiavo. lutto era più facile. diventavo coraggioso, spiritoso. trascinante. Un po' alla volta imparavo i trucchi dell'arte della magia e del tasformnisino e diventavo abile. Fra una cosa mia, unica, che gli alti non avevano e mi rendeva forte. Mi sembrava di ottenere una specie di rivincila su tutti e la vita non mi faceva più paura». D. Lasciò il seminario allora? R. « (Capii che la vita del religioso non era fatta per me. Ero uscito da quel bozzolo di timidezza che mi aveva imprigionato e sentivo strette addosso cose come la limitazione della libertà o la castità. Allora don Silvio mi disse una cosa straordinaria, che non ho più dimenticato l'importante è che tu abbia una vocazione. Se la tua è quella di far sognare e di far sorridere stando su un palcoscenico, va benissimo così". Da quel momento ho sempre vissuto ponendo quella mia particolare vocazione' prima di tutto. li mio produttore dice, infatti, che sono un "asceta dello show"». D. Perché'' R. «Perché vivo quasi come un guru in funzione del mio lavoro. mangio in modo particolare e mi alleno ogni giorno come uno sportivo per restare in linea e poter entrare e uscire dai costumi con facilità. Mi esercito in continuazione. Tutto ciò che leggo e scrivo e per i mici spettacoli. Non fumo,non bevo alcol, vado a letto presto. lnsomma vivo l'arte nel pieno senso del termine. Non mi reputo migliore degli altri, però, si tratta solo di fare delle scelte. La mia è stata quella di vivere per il teatro. Non è sempre facile, mila sacrificarsi per un'arte di cui si è innamorati dà una grande forza». D. E stato a Sanremo nelle vesti di consulente artistico del Festival. E ora che progetti ha:' R. «Ho terminato da poco la tournée in Italia del mio spettacolo L'uomo dai ,mille volti. Ora mi preparo per il Canada e poi sarò negli USA per una versione in inglese dello spettacolo. tornerò in Italia alla fine dell'anno con una sorpresa. E mi organizzerò per avere tempo anche per don Silvio. Il Laboratorio del sorriso sarà una bella cosa. Un luogo dove educare alla vita. La magia, la prestidigitazione aiutano a vedere meglio le cose, a guardarle da punti di vista differenti. E una specie di filosofia che fa crescere. A me è accaduto». Roberto Allegri

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